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- Jordi non vuole fare l’allenatore. O forse sì. Perché la supplenza sulla panchina del Maccabi Tel Aviv, di cui è direttore sportivo, doveva essere solo una soluzione provvisoria, ma i giocatori si erano trovati talmente bene con lui, da pregarlo di restare. Invece, dopo 8 vittorie e un pareggio in 9 partite, Jordi ha preferito autoesonerarsi e affidare la panchina al portoghese Lito Videgal. «Era una questione di principio: mi sono sempre detto, mai sostituire un allenatore mettendoti al suo posto. Porta energie negative».
- Guardiola non vuole più fare l’allenatore. Non nell’immediato, chiaro, ma per la prima volta ha ammesso pubblicamente che quella al Manchester City potrebbe essere la sua ultima esperienza in panchina. Per Garry Kasparov è impossibile vincere contro Magnus Carlsen.
- L’Olanda ha finito gli attaccanti. Tramontato anche Huntelaar, nell’ultima lista dei convocati oranje compare un solo uomo d’area vero e proprio, Bas Dost, che difficilmente sarà titolare. Per il resto, tante ali – Depay, Robben, Berghuis, Janssen. Luuk de Jong, capocannoniere dell’Eredivisie con 26 gol in 33 presenze, è stato richiamato d’urgenza dopo l’infortunio di Janssen. La situazione si fa interessante.
- Si può andare al Bernabeu con la difesa altissima (e uscirne indenni). Chiedere al Borussia Dortmund di Thomas Tuchel, che ha strappato ai campioni d’Europa il primo posto nel girone di Champions rimontando due gol al Madrid, messo alle corde dal pressing fulmineo ma disciplinato dei tedeschi.
- Si può essere più bravi senza palla che con. Chiedere a Pep Guardiola, che così si è espresso riguardo a Leroy Sané. Voleva essere un complimento, anche se bisognava disporre di una certa sensibilità per capirlo.
- A Betondorp si gioca ancora per strada. La domenica mattina, quando le macchine sono tutte parcheggiate e magari smette anche di piovere. Oggi come sessant’anni fa, bisogna restare in piedi perché cadere sull’asfalto non è una buona idea.
- All’Ajax l’allenatore lo sceglie sempre Cruijff. Peter Bosz, attualmente secondo in Eredivisie con una squadra giovanissima, allenava il Maccabi Tel Aviv nei giorni in cui Johan ha fatto il suo ultimo viaggio per andare a trovare il figlio Jordi in Israele. I tre hanno parlato molto di calcio («Futbol, futbol, siempre futbol», come da commento di Jordi). Tre mesi più tardi Bosz approdava sulla panchina dell’Ajax.
- L’Italia può perdere con la Germania in partite ufficiali. O almeno, può farlo ai rigori. La conseguenza più rilevante non è l’eliminazione ai quarti degli ultimi Europei, ma il fatto che i tedeschi potrebbero aver superato la rassegnazione inconscia. Da verificare.
- Lopetegui non voleva fare l’allenatore. Voleva dedicarsi al lancio di pietre, sport tradizionale nei Paesi Baschi. Se è finito a fare il commissario tecnico della Spagna è in buona parte per merito di Cruijff, che lo avrà pure messo da parte quando era portiere del Barcellona, ma ha visto in lui le capacità per stare in panchina e gliel’ha detto.
- Il centravanti arretrato è tornato di moda. Da non confondere con il falso centravanti – che invece va di moda ininterrottamente da oltre un decennio – in qualche parte d’Europa si è tornato a vedere qualche numero 9 lying deeper, come descrivevano gli inglesi il modo di giocare di Hidegkuti il giorno in cui li fece a pezzi. Cavani nelle sue giornate migliori, ma soprattutto Edin Dzeko. Dovrebbe far riflettere il fatto che, oggi come negli anni Cinquanta, le difese faticano a venire a capo di giocatori che si muovono così, nonostante la marcatura a zona sia ormai la regola.
- L’arancione sta bene con tutto. Ma forse questo lo sapevamo già.
- I lunedì sono peggiorati. Senza i contributi di Cruijff sul suo blog e gli editoriali sul Telegraf. Abbiamo meno da pensare, diciamo.
- Al Camp Nou tutto è possibile, ma non per i motivi che si potrebbero pensare. Perché il Barcellona sa chi è e da dove viene. Perché lo insegna ai suoi giocatori. E lo fa grazie a Michels e soprattutto Cruijff.
- Johan sa mancare. Sa mancare tantissimo, accidenti.