La grande Olanda vince i Mondiali del 1974 battendo in finale la Germania Ovest grazie al gol della sua ala sinistra, che è una stella della Bundesliga e parla il tedesco meglio dell’olandese. Oppure: la Germania Ovest vince il suo Mondiale casalingo battendo in finale l’Olanda, trascinata dalla sua ala sinistra che ha messo il passaporto tedesco davanti a quello olandese. Avesse avuto uno di questi finali, la sua storia, Willi Lippens sarebbe stato felice comunque. Non è stato così, perché questa è una storia piena di cattivi sentimenti.
Nel 1974 è l’anima del Rot-Weiß-Essen che si salva alla grande chiudendo la stagione con appena due punti in meno del Bayern Monaco campione d’Europa. I suoi 15 gol in 34 partite fanno di lui l’ala sinistra più prolifica del campionato e per buona parte dell’annata contende la testa della classifica cannonieri a gente come Jupp Heynckes e Gerd Müller. Per i tifosi di uno dei club storici della Ruhr è un autentico idolo, forse ancora più di quanto lo sia l’eroe nazionale Helmut Rahn, il responsabile – almeno secondo il tabellino – del miracolo di Berna, il 3-2 in rimonta della Germania Ovest contro la grande Ungheria nella finale mondiale del 1954. Con loro era stato amore a prima vista, fin da quando Lippens era approdato a Essen nel 1965, appena diciannovenne, proveniente dalla squadra della sua città, il Kleve, che per la sua cessione aveva incassato la discreta cifra di 4.000 marchi. Stipendio non esattamente principesco, se è vero che, appena arrivato, il giovane Willi va a vivere in una delle tre stanze che si trovano sotto alla tribuna del Georg-Mechels-Stadion sulla Hafenstraße. Per trovare un posto da titolare in squadra c’è da battere una concorrenza, se non più dotata dal punto di vista tecnico, sicuramente più esperta. È allora che Lippens offre la prima grande prova dell’incomparabile talento istrionico, che sarà il marchio della sua intera carriera. Durante la preparazione estiva, l’ala sinistra titolare si infortuna, l’allenatore Ivica Horvat tampona l’emergenza schierando dal primo minuto il giovane Willi e lui ripaga la fiducia segnando 5 dei 7 gol con cui il Rot-Weiß fa sua la partita. In seguito a tanto exploit, il tecnico va a chiedergli in quale posizione giocasse di solito nel Kleve: «Ala sinistra, naturalmente», risponde Lippens, che non solo non è mancino, ma prima di quella partita sulla fascia sinistra non ci era capitato nemmeno per sbaglio. Ala destra, quello sì, qualche volta centrocampista offensivo, «ma capivo che se volevo giocare, quella era la mia unica possibilità», ha raccontato nel documentario sulla sua vita. Così diventa quello che oggi si chiamerebbe un esterno sinistro a piede invertito, specie rarissima nella seconda metà degli anni Sessanta. A renderlo leggendario, però, è un’altra risposta audace, quella che, sempre nel 1965, dà all’arbitro di una partita in casa del Westfalia Herne: «Signor Lippens, la avverto», lo richiama il direttore di gara, «Signor arbitro, la ringrazio», ribatte lui, che non rimpiangerà mai le due settimane di squalifica per comportamento irrispettoso. Anzi, “Ich danke Sie” (“La ringrazio”) diventa la frase che ogni appassionato di calcio in Germania associa immediatamente a lui, e anche il nome del ristorante che il Papero aprirà a Bottrop una volta chiusa la carriera. In realtà ci si accorge facilmente che il sinistro non è il suo piede, ma la sua facilità di dribbling e soprattutto la freddezza e il senso del gol insolitamente spiccati per un giocatore di fascia, convincono anche gli scettici a chiudere gli occhi su tutto il resto. Perfino su quel suo modo di correre così sgraziato, dovuto ai piedi piatti, che gli vale immediatamente il soprannome der Ente, il Papero.
Un Papero che, però, quando ha la palla fra i piedi, è capace di spiegare le ali partendo da sinistra e poi accentrandosi per cercare il tiro con il piede buono, un movimento che disorienta gli avversari e che gli sarebbe valso buona parte dei suoi 186 gol nelle 327 giocate in 11 stagioni a Essen. Il club potrebbe realizzare una clamorosa plusvalenza, se solo accettasse l’offerta del presidente dell’Ajax Jaap van Praag, disposto a pagare la bellezza di 900.000 marchi per metterlo a disposizione di Rinus Michels. È tutto fatto, mancano solo le firme sui contratti, e Lippens può diventare parte della squadra più forte d’Europa. Solo che allora la sentenza Bosman non era ancora stata pronunciata e la prima e l’ultima parola nei trasferimenti dei calciatori spettava sempre alla società. La parola del Rot-Weiß è no. La sua stella non va da nessuna parte.
D’altra parte, Lippens è talmente forte che anche giocando in un piccolo club, è scontato che giocherà i Mondiali del 1974. Resta solo da capire con quale maglia. Perché Willi è nato in Germania, ma è cittadino d’Olanda. Il padre, nato dalle parti di Maastricht, si era trasferito negli anni Trenta a Kleve, appena al di là del confine naturale segnato dal Reno, nella speranza di trovare un posto di lavoro. Lo ha trovato, e anche una ragazza, che poi è diventata sua moglie e il 10 novembre 1945 ha messo al mondo Willi. La Germania sembra avergli dato tutto. Solo che in mezzo c’è stato il maggio 1940 e l’occupazione dell’Olanda, paradossalmente ancora più dolorosa se guardata al di qua del confine. Ci sono state soprattutto quelle 4 giornate da incubo in cui i nazisti sono andati a prenderlo per farlo arruolare volontario e siccome lui si è rifiutato, lo hanno trascinato in una cantina e pestato a sangue.
Per questo al figlio Willi trasmette un’educazione marcatamente anti-tedesca, se non nella lingua – il Papero avrà sempre qualche incertezza con l’olandese – sicuramente nei valori. «Mio padre odiava i tedeschi. Ogni volta che in televisione davano una partita della nazionale, tifava contro di loro a prescindere dall’avversario. Li malediceva e diceva che avevano sempre una fortuna sfacciata». Senonché, un giorno Willi va a rispondere al telefono e all’orecchio gli arriva la voce di Helmut Schön. Il Bundestrainer è entusiasta di lui e cerca di convincerlo a prendere la cittadinanza tedesca, così da poter essere convocabile nella nazionale della Germania Ovest. «Se lo fai, non torni più a casa», minaccia Lippens padre. Willi rifiuta ringraziando, ma Schön non è tipo da arrendersi facilmente e continua a chiamarlo di tanto in tanto, sperando di fargli cambiare idea. Solo dopo il settimo tentativo si arrende: «Lippens ha tutto – tranne il passaporto giusto».
Anche perché Willi avrebbe il passaporto giusto per giocare con Cruijff, Neeskens e Keizer nell’Olanda che tornerà a giocare un Mondiale per la prima volta dopo 40 anni. Al di là del Reno, però, non hanno mai alzato il telefono per chiamarlo, almeno fino a quando il commissario tecnico František Fadrhonc non riflette che la popolarità di Lippens in Germania potrebbe aiutare la sua squadra a guadagnarsi una certa simpatia nel Paese che ospiterà i Mondiali nel 1974. «L’ho detto agli altri giocatori ed erano tutti d’accordo», dirà in seguito il Bondcoach (che comunque verrà licenziato a poche settimane dal Mondiale e sostituito da Michels). Così nel febbraio del 1972 il Papero viene convocato per una partita di qualificazione agli Europei contro il Lussemburgo. L’Olanda vince 6-0 e Lippens contribuisce con un gol, nonostante in campo i compagni lo ignorino sistematicamente e gli passino il pallone solo se non hanno alternativa. Mentre giocatori come Pahlplatz e Dost abbiano almeno la scusante di essere in concorrenza con lui per un posto in squadra, gli altri lo tagliano deliberatamente fuori solo perché è nato in Germania: «Ho trovato molto sgradevole il fatto di non essere accettato come olandese. Il peggiore di tutti era Van Hanegem». Sul bus che riporta la squadra in Olanda dopo la partita, a un certo punto l’autista sintonizza la radio su una stazione tedesca. «Spegni questa radio nazista!», si alza dalle ultime file la voce di Rinus Israel. Lippens non riesce a sopportare oltre. Si alza e va a prendere di petto il giocatore del Feyenoord, che però lo mette subito a tacere : «Zitto, tedesco!» Il Papero non riesce a ribattere e quella contro il Lussemburgo rimane la sua unica presenza con la maglia oranje.
Ai Mondiali del 1974 avrebbe potuto formare un tridente da sogno con Cruijff e Rensenbrink. Di più: «Avrei potuto giocare al posto di Rensenbrink quando Rob si infortunò contro il Brasile. Davanti alla porta ero anche più pericoloso di lui. Con me l’Olanda sarebbe diventata campione del mondo. Quando hanno perso la finale, sono stato contento». Schadenfreude, chiamano i tedeschi il sentimento di piacere per la sofferenza altrui, ed è questa la parola che usa Lippens. Il Papero olandese che doveva odiare i tedeschi e che invece gli olandesi odiavano dandogli del tedesco, in un cortocircuito di odio che solo la sua autoironia poteva smorzare. Perché in tutto questo, i tedeschi ancora oggi gli vogliono un gran bene.