Settantasettemilacinquecentodiciassette. È il numero degli invitati alla festa per il ventiseiesimo compleanno di Cruijff, l’unico che Johan celebra in campo con il suo Ajax – e anche l’ultimo prima del rabbioso primo addio alla squadra della sua vita. Teatro della festa non è Amsterdam, bensì il Santiago Bernabéu di Madrid, dove l’Ajax detentore delle due ultime Coppe dei Campioni si gioca contro il Real di Miguel Muñoz l’accesso alla finale di Belgrado. Il 2-1 della partita d’andata in Olanda lascia la qualificazione più che aperta, visto che ai Blancos basta vincere 1-0 per passare. L’Ajax di Stefan Kovacs, però, non è venuto a fare le barricate. Tantomeno nel giorno del compleanno del suo capitano. Johan non può ancora saperlo, ma lo spettacolo che offrirà in quella notte madrilena è una specie di anteprima dei tanti che seguiranno. Che lo guardino bene, i tifosi del Real: il numero 14 dell’Ajax è l’uomo che metterà fine al dominio in Liga della Casa Blanca.
In attesa di ricongiungersi al maestro Rinus Michels a Barcellona, Cruijff è alla guida di quella che ormai è una macchina dagli ingranaggi talmente rodati da rischiare il logoramento. Sono almeno tre anni che questo Ajax dà spettacolo sui campi d’Europa, almeno sette che domina in patria, dove l’unico rivale capace di tenergli testa è il Feyenoord di Wim van Hanegem, vincitore della Coppa dei Campioni nel 1970. Da due stagioni, Michels ha lasciato il posto in panchina al romeno Stefan Kovacs, uno che aveva studiato andando a osservare, fra gli altri, gli allenamenti di Nils Liedholm al Milan. I suoi modi gentili spezzano la strategia dell’ossessione del generale Rinus: i giocatori accolgono il cambiamento con favore, su tutti Piet Keizer, una delle voci più ascoltate nello spogliatoio. All’alba della stagione 1972/73 più di qualcuno ad Amsterdam ha l’impressione che ormai la squadra giochi praticamente a memoria. Cruijff, insignito del Pallone d’Oro nel 1972, è unanimemente considerato il miglior giocatore d’Europa.
Mercoledì 25 aprile 1973, un Ajax che ormai tutti conoscono ma che nessuno è ancora riuscito a disinnescare, si presenta al Bernabéu deciso a prendersi la sua terza finale di Coppa dei Campioni consecutiva, la quarta nelle ultime cinque stagioni. In più c’è da vendicare l’eliminazione subita proprio per mano del Real nel primo turno della Coppa Campioni del 1967, quando un gol di Veloso nei supplementari aveva mandato a casa gli Olandesi, fermati sull’1-1 sia in casa sia al ritorno in Spagna. E poi ci sono da festeggiare i ventisei anni di Johan, che curiosamente non ha mai trascorso il 25 aprile in campo, nonostante sia alla sua decima stagione con la prima squadra dell’Ajax. Come titolano i giornali all’indomani della sfida, i campioni in carica dominano dal primo all’ultimo minuto. Senza lo squalificato Keizer, è il minore dei fratelli Mühren, Arnold, a completare il reparto d’attacco (nel calcio totale sarebbe impreciso chiamarla linea) insieme a Cruijff e al giovane Johnny Rep, numero nove sulla carta, ma sedici sulla maglia. Dopo un primo tempo senza gol, all’Ajax bastano cinque minuti per trovare lo strappo che seppellisce le
speranze di rimonta madrilene: Ruud Krol parte dalla trequarti difensiva e incede, elegante e irresistibile, dritto verso l’area di rigore del Real. Due avversari provano a farglisi sotto nella sua discesa, ma Krol semplicemente li evita con un movimento essenziale che non gli fa perdere il passo. Giunto all’altezza del vertice sinistro dell’area, lascia partire un tiro potente, che viene ribattuto dalla difesa del Real. A questo punto l’Ajax fa quello per cui è diventato famoso: grazie al posizionamento avanzato di tutta la squadra, arriva per primo sulla ribattuta con il maggiore dei Mühren, Gerrie, il cui sinistro di prima intenzione è talmente forte da resistere a due tentativi di deviazione e al timido tuffo del portiere García Remón. 1-0, Ajax in finale. Cruijff, che per il suo decimo compleanno aveva ricevuto in regalo dai genitori una maglia della sua squadra del cuore, sedici anni dopo può ben dire di averne fatto buon uso.